Luca Lischetti si concentra nella sua narrazione-visione, cerca di comprimerla nelle due dimensioni, ma subito i suoi personaggi gli sfuggono di mano e tendono a staccarsi dal quadro, ad uscire da esso.E a volte ci riescono conquistando quella forma a tutto tondo proprio della scultura. E' un mondo complesso e complicato, fatto di figure grottesche che si muovono su di un palcoscenico dalle prospettive multiple, giocolieri che si agitano entro quadri virtuali, che cercano equilibri impossibili su corde che tagliano lo spazio o volteggiano su trapezi di cui non riesci a riconoscere le traiettorie. Un mondo fantasioso e fantastico che nasce sulla tela, si proietta poi all'esterno in forza dell'assemblaggio di forme di superficie o del connettersi di fili che tracciano anche fuori dal quadro i confini di scena.Gli occhi dei personaggi si mimetizzano negli atteggiamenti del viso e sono coperti da occhiali e maschere quasi ad evitare che possano essere guardati nel loro essere "specchi dell'anima".
Le relazioni tra i figuranti di questo teatro sono composte da ghigni o da espressione attonita e lontana ove si legge la singolarità dell'individuo, tanto che quando compare una scimmia, essa pare più viva e significante dell'uomo.
Lischetti in questi ultimi lavori, riesce a rendere bene l'agitazione del tempo presente con la sua individualità ossessiva ed una confusione d'insieme. L'artista qui non è altro che il narratore di ciò che vede, sente e pensa, s'immedesima nel grande marionettista dalle mille mani che si muove, invisibile, tra noi e tira ora un filo, ora un altro, ora centinaia, ora milioni di fili, mettendo in moto-a suo piacimento-tutta l'umanità. Sono così giustificabili le infinite prospettive di queste opere.
Nelle ossessioni che percorrono le varie scene alcune sono ricorrenti: la bicicletta con la ruota deformata da un presunto impatto, gli occhiali da sole, la pistola, la donna in guepière, ma è l'uomo soprattutto il bersaglio del tiro a segno dell'artista. (stralcio da: "Dentro e fuori dal quadro" di Luigi Cavadini)